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E’ consapevolezza viva che ho sin da quando avevo circa trent’anni. Ora ne ho cinquantasei e, ora come allora, se parlo della morte in generale o della mia, i discorsi finiscono su un compatimento nei miei confronti. In poche parole mi si prende per depressa. La frase più comune è: “Non ci pensare…c’è tempo”. Quale tempo? mi viene da rispondere! Come è possibile non rendersi conto che ogni ogni espiro, in realtà è già un attimo di vita che muore? Inspiro la vita, espiro la morte.
Ho verificato molto spesso che sono luoghi i discorsi sulla morte, che le persone non vogliono frequentare.
La questione che non si comprende è che non è che io sto dalla mattina alla sera a pensare alla morte in generale o alla mia. La questione è che non ci si accorge che ognuno di noi la morte l’hai già in sè. Per il solo fatto di essere in vita. Alle volte mi domando come è possibile non comprendere un equazione così elementare. E mi domando perchè averne così timore. Ogni cosa viva porta in sè la sua fine.
Io credo che non si possa davvero dire di amare la vita se non si ama in eugual misura la propria morte. Sono in vita perchè la morte che in me porto, ancora non mi ha presa. Perchè temerla? Come non esserle grata?
Ma della morte no, non si parla mai…se non quando ci coinvolge personalmente per fatti luttuosi. E la si vive con dolore…senza comprendere che quell’accadimento è la chiave che apre a un altra vita. Eterna.
Ho scoperto la morte quando l’ho avuta davanti in varie occasione: la morte di alcuni dei miei familiari. La loro malattia e sofferenza priama della dipartita mi ha scosso nel profondo ed ho cominciato il mio viaggio alla scoperta di me stessa ed ho trovato….Dio. Dentro me. E fuori di me attrraverso persone che mi davano un aiuto. Egli mi aveva sempre amata e ora lo seguo costantmente perchè so che se voglio morire bene devo vivere bene, in pienezza, come vuole Lui da ognuno di noi.