Spesso nella mia esistenza ho provato una insopprimibile sete di felicità e della sua impossibilità a realizzarla pienamente. Così è sempre stato, nei momenti di gioia personale, nei momenti di intensi rapporti affettivi, nella tranquillità di un’armonia psicospirituale con me stesso e con l’altro. Ho sempre sentito che mancava qualcosa. anche quando si vive un amore intenso, felice, ricambiato, ..si avverte una sensazione di finitezza. Di limite. Chi non ha provato a vivere la smisurata forza del desiderio, e poi quando è stato appagato, diventare solo un ricordo?
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7 commenti
E’ vero, Valerio. Succede spesso a me e lo noto nelle persone che amo. Cosa credi che significhi? Secondo te e’ un sentimento negativo, dato che tende a non farti godere a pieno delle gioie della vita? E ancora, come credi che vada affrontato?
Grazie per tutto quello che fai.
io… quella senzazione la chiamo “voglia di infinito”…. e credo sia la nostra condizione umana… non trovare mai una piena realizzazione…perchè la nostra piena realizzazione l’avremo solo in Dio.
io credo che questa sensazione del limite anche quando si è appagati, si deve ricercare nella nostra condizione di vita carnale che è strettamente legata alla morte…. credo, anche, che noi possiamo sentirci appagati, quando dentro di noi accettiamo e diveniamo consapevoli che anche l’amore è soggetto a questa condizione….. cio’ che finisce non è infinito, e questo aspetto ci rende vulnerabili, ma la vita eterna è dopo… bisogna sapere aspettare…. un abbraccio
Condivido pienamente questa “mancanza”di qualcosa….la provo tuttora anche se negli affetti tutto procede bene,sento che mi manca sempre qualcosa…a volte penso di essere incontentabile..ed invece è proprio il desiderio di infinito,di Dio..la nostra anima non avrà pace finchè non si specchierà nel volto del Suo Creatore.sete di felicità,sete di pace,sete di sobrietà,sete di autenticità,sete di verità,ma siamo esseri umani fragili e non ci rendiamo conto che senza Dio non c’è pace…non c’è nulla di tutto cio’ che l’anima anela…Caro Valerio queste tue riflessioni mi han fatto capire che non c’è un amore grande che plachi la sete della nostra anima se non l’Amore di Dio…Grazie..
..io credo che quella sensazione sia data o da blocchi nostri interni, dati anche da vecchi retaggi dai rapporti con i nostri genitori, oppure è il semplice fatto che “non siamo di questo mondo” e quando siamo in particolari periodi è possibile che sentiamo questa malinconia del nostro essere non proprio a casa..chissà..forse il nostro spirito delle volte sente la lontananza da Dio e il corpo la esprime con una sensazione di disagio..di sicuro la sete di felicità c’è e ci sarà sempre nei nostri cuori qualunque cosa facciamo e qualunque obiettivo raggiungeremo e forse quella sete di felicità potrà essere appagata solo decidendo di essere felici dal di dentro, al di là di qualsiasi cosa succeda fuori..oggi come oggi credo che essere felici sia una scelta..per non avere più sete bisognerà bere l’acqua di Gesù, quella che disseta..l’amore..l’amare..noi e gli altri..
forse questa inquietudine…questa nostalgia serve a non fermarci, a non investire troppo sulle persone, sui sentimenti..a cercare oltre.È questo il meccanismo della vita,camminare.. lasciare quello che abbiamo appena raggiunto, per riprendere il cammino verso una nuova scoperta che ci farà felici per un attimo..e poi ci chiamerà altrove.Io lo trovo meraviglioso!
Perfect.