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5 commenti
Caro Valerio, in queste quattro righe hai riassunto il dramma dell’essere umano, tutte le sue nevrosi, le sue insicurezze, i suoi dolori e le azioni e reazioni conseguenti!!
Forse tu parli di un impedimento, di una repressione più a carattere sociale che individuale: hai ragione. Ma poni il dito anche su un punto dolente, per esempio, quello del rapporto tra educatore ed educando come quello tra genitori e figli, soprattutto quando questi ultimi sono piccoli o molto giovani: l’eterno dilemma é “dire.. o non dire” – “intervenire o aspettare” – “parlare o tacere” ???? Spesso ad un figlio vivace ed intraprendente bisogna impedire che si nuoccia, ed ancora più spesso bisogna impedirglielo in fretta perchè ancora non comprende il rapporto causa/conseguenza. Gliene puoi anche parlare ma ancora non gli riesce veramente chiaro. Poi, scopri che lo hai represso e nemmeno te ne sei accorto; e quando te ne accorgi non riesci ad intervenire efficacemente su un suo più o meno marcato atteggiamento autolesionistico o di falsamento relazionale. Ancora più spesso, poi, l’educatore non si accorge di tutte le proprie ferite e repressioni che si porta dietro e che passano suo malgrado come informazioni distorte… Non tutti sono sempre presenti a se stessi e non tutti fanno un percorso di consapevolezza, pure se sarebbe auspicabile, la cosa più importante da fare… ma non esistono esami e patentini per portare la propria identità avanti nella vita, se non quelli che si conseguono sulla propria pelle… Ecco perchè dico che quelle quattro righe lassù raccontano il dramma di ogni essere umano. Per cui, come già chiesi ad un eminente cardinale che venne a parlarci una volta dell’educazione nell’era contemporanea “chi educherà gli educatori”????
Per me, oggi, educare è l’arte di tirar fuori dall’altro la parte migliore di sè, fornirgli gli strumenti necessari per scoprire nei tempi e nei modi giusti il significato della sua esistenza, le sue qualità, i suoi difetti, le sue potenzialità. E’ un’arte rara, difficile da improvvisare e non sempre presente in noi genitori … però in compenso nel mondo ci sono, e ben presenti, tanti cattivi maestri che spengono la spontaneità e la creatività dei nostri ragazzi. Che fare?
La miglior forma di educazione è l’esempio di chi osserva, ascolta, rispetta, incoraggia, ha fiducia, guida verso il bene senza darlo a vedere e, prima di intervenire, si chiede se, astenendosi, produrrà meno danni.
Noi educhiamo e insieme veniamo educati ad ogni età, basta rendersi disponibili, dar valore alle diversità, aver voglia di imparare ancora, e trarre insegnamento dagli errori nostri e altrui.
Grazie Laura Maria per il tuo commento, bello, pieno di spunti per una profonda riflessione.
Con questo blog Valerio Albisetti ci dà l’opportunità di esprimere i nostri pensieri più veri e profondi mettendo in comunicazione persone con “affinità elettive” che condividono una stessa visione della vita. Non c’è pretesa di superiorità in questo ….. Ma se devo confidare la mia aspirazione più sentita, mi piacerebbe sentire anche altre voci, perchè per rendere migliore questo mondo dobbiamo compiere in tanti un grande cammino di conversione ….. Grazie dunque a Valerio, a te, Felice e a tutti coloro che vorranno accostarsi anche da neofiti al percorso della psicospiritualità