To die of heart attack, suddenly, is the death that my contemporaries hope for themselves. Having lived my life teaching about “not-wanting-to-know-you-must-die,” I know people want a death that is quick and painless, and above all unperceivable. The new globalized powers, with their powerful highly technological medicine, after having dissolved ethics and morals, have also built a new culture of non-death, of its elimination.
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5 commenti
Análise após análise, descreve de uma forma compreensível o mundo em que vivemos. A modernização da sociedade actual e descrente, constrói um outro ser humano escravizado.
A morte natural é entendida friamente…talvez não se saiba chorar… o homem de hoje estará acima de emoções…
A morte artificial, é um poder sobre a própria morte, a sua antecipação…a mesma falta de emoção… não querer sofrer nem ver sofrer…e, talvez por isso a vida tenha pouco valor…
Caro Valerio…. giorni fa parlando con uno dei pochi con cui si possa discutere seriamente di tali argomenti analizzavo la tirste condizione che identifica ormai l’uomo con la sua neo-identità imposta dal sistema di consumatore…. Mi sfogavo con per la tragica storia di utilizzatore di servizi che è ormai l’uomo dalla nascita alla morte…. cibo, vestiti, auto, casa, servizi vari, tutto ciò che dovrebbe essere fonte di sviluppo, di crscita e di sostentamento per l’uomo è in realtà opportunità di business per il sistema economico. Ma lui rincara la dose…. “l’uomo non è diventato solo consumatore… è cliente…. e anche dopo la morte, che dovrebbe essere la fine del suo percorso di utente-consumatore, continua ad esserlo…. c’è ancora il business dei servizi necrologici!”
Il sistema non cerca di sfruttare l’uomo a suo piacimento…. cerca anche di mantenerlo in vita…. il più possibile e non per spirito umano…. ma per prolungare il business che quella persona rapprsenta per il sitema…. non sono quindi. olto convinto che si curino tanto della tipologia di morte che essa andrà incontro prima o poi….. men che meno del suo valore psico-spirituale come conclusione del processo di cresicta in questa dimensione di vita.
Mia mamma è morta un mese fa nel paese più progredito del mondo, gli USA…E’ morta per “decreto” dell’assicurazione, che non vedendo miglioramenti a seguito del secondo ictus, ha deciso di rimandarla a casa con la polmonite e le cure “palliative”. E’ morta nel giro di 15 giorni, “di fame e di sete” poichè le infermiere ci hanno spiegato che l’alimento che attraverso il tubo inserito nello stomaco, risaliva l’esofago e si riversava nella trachea, causando la polmonite da aspirazione. Quando ho chiesto se le mettevano la flebo almeno per idratarla, hanno risposto “noi non mettiamo la flebo perchè la gonfierebbe soltanto, e aumenterebbe il suo disagio. D’ora in poi, serve solo farla stare tranquilla” (con farmaci su farmaci).
Di colpo ci siamo trovati a vivere la situazione di Eluana…e non è una bella cosa.. e nonostante che fosse stata tenuta “tranquilla”, ha fatto una brutta morte (ma l’importante è che il suo vissuto era stato bellissimo…una persona intrisa di carità). Comunque, nella società di oggi, non c’è solo la medicina altamente tecnologizzata, ma c’è una controtendenza che prevede “l’eliminazione” dei pazienti a lungo termine, che pesano sulla società e soprattutto sulle casse delle assicurazioni, i più grandi potenti del mondo a mio parere. E poi come dice Massimo, siamo clienti anche dopo la morte. In Italia i servizi necrologici sono ancora “normali”…in America il defunto viene imbalsamato e truccato…c’è perfino la parrucchiera. Tutto per continuare a negare la morte, almeno per coloro che rimangono. Ci sarebbe da scrivere un papiro su quest’argomento! Scusate la lunghezza del mio intervento!
Grazie Pia per la tua testimonianza..abbiamo bisogni di testimoni più che di profeti!
Grazie Paola